DaD sì vs DaD no


Manca poco meno di una settimana al suono della campanella di fine anno, ma nessuno di noi riesce neanche ad immaginarla. Eppure si tratta di uno di quei momenti che nessuno studente si perderebbe per nessun motivo al mondo: l'ultimo giorno di scuola le classi sono quasi sempre piene e tornano in classe persino quegli studenti che nell'ultima settimana avevano smesso di frequentare (per stanchezza, per la pressione del bel tempo, perché hanno ormai gettato la spugna sulla possibilità di recuperare...). Eppure quest'anno non ci pensiamo. Perché non è stato un anno come tutto quelli precedenti, ovviamente. Il 5 marzo all'improvviso è cambiato tutto e abbiamo cominciato a modificare il codice generico dell'Istruzione. Abbiamo detto ai ragazzi di stare a casa e di provare a studiare da lì. Da un giorno all'altro siamo passati senza colpo ferire da una didattica "tradizionale" (ma nessuno sentiva neanche l'esigenza di accostare un aggettivo al sostantivo, che in sé bastava...) alla Didattica a Distanza, che nel giro di poche ore ha conquistato il suo status di acronimo, la DaD. E ovviamente ci siamo adattati, perché non c'era alternativa. Il lock-down ci chiudeva letteralmente dentro casa ed era l'unico modo per tenere i contatti con i nostri studenti, passati all'improvviso dal sistema spiegazione/interrogazione/ spiegazione al vuoto totale. 

Ma non per questo non vediamo le sue criticità e i suoi difetti... 

Bisogna innanzitutto capire che la DaD è stata una misura emergenziale e non può assolutamente sostituire la Scuola vera, quella che mette i ragazzi uno accanto all'altro, quella che crea socialità, quella che dà a tutti le stesse possibilità e non asseconda le disparità sociali ed economiche, quella che ci fa guardare i ragazzi negli occhi senza il filtro dello schermo. Insomma, quel sistema di istruzione che hsa da secoli tutti quei presupposti atti ad accompagnare una crescita sana e completa... I ragazzi già passano troppe ore dietro gli schermi in assoluta solitudine: non ci si può mettere anche la scuola ad assecondare questa pratica aberrante e solipsistica! Ne va dell'idea stessa di uomo come animale sociale, come disse il buon vecchio Aristotele! 

Se a settembre sarà di nuovo emergenza (e spero proprio di no...), dovremo trovare il modo di non virare troppo verso il telematico! Tutto ciò che è tele- è un surrogato della vita reale, quella che si vive con i cinque sensi e si percepisce de visu! 
Può - al limite, ma con molta moderazione- funzionare per gli adulti, che una loro dimensione è una certa socialità l'hanno già costruita negli anni, ma non per gli adolescenti e tanto meno per i bambini in età scolare!!!

Questo implica che a settembre dovremo  pensare in primis al benessere fisico dei nostri studenti, ma senza dimenticare i danni psicologici che la pandemia sta lasciando ai noi tutti, che probabilmente saranno indelebili

La solitudine non aiuta. Mai. Dobbiamo trovare un modo per tornare a stare insieme. In sicurezza, ma insieme. 

Insieme a scherzare, insieme a dire cavolate, insieme a fare figuracce. Ma insieme. 

Meditiamo, gente, meditiamo! 

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