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Visualizzazione dei post da febbraio, 2021

Gli studenti, strumenti di un'orchestra

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" Ogni studente suona il suo strumento, non c'è niente da fare. La cosa difficile è conoscere bene i nostri musicisti e trovare l'armonia. Una buona classe non è un reggimento che marcia al passo, è un'orchestra che prova la stessa sinfonia. E se hai ereditato il piccolo triangolo che sa fare solo tin tin, o lo scacciapensieri che fa soltanto bloing bloing, la cosa importante è che lo facciano al momento giusto, il meglio possibile, che diventino un ottimo triangolo, un impeccabile scacciapensieri, e che siano fieri della qualità che il loro contributo conferisce all'insieme. Siccome il piacere dell'armonia li fa progredire tutti, alla fine anche il piccolo triangolo conoscerà la musica, forse non in maniera brillante come il primo violino, ma conoscerà la stessa musica. Il problema è che vogliono farci credere che nel mondo contino solo i primi violini“ —  Daniel Pennac, Diario di scuola III, 7, pp. 107-108.  Ho riletto questo passo abbastanza noto

In memoria

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Vi presento un angolo sacro della mia scuola. Quello che vedete è un tributo (un triste tributo...) alla memoria di un nostro ex studente, Marian, morto tragicamente qualche anno fa. L'idea di commemorarlo in questo modo e in questo luogo non è stata di noi docenti, ma dei compagni di classe e di studi di Marian, che subito dopo la tragedia  si prodigarono presso il Dirigente scolastico di allora perché fosse possibile una cosa del genere, la prima nel nostro liceo (per fortuna o per sfortuna...).  È proprio grazie a loro che ogniqualvolta  - come oggi- passo per quel corridoio ricordo Marian, ragazzo solare, estroverso, ridanciano, adolescente a 360 gradi, appassionato della musica, del disegno e dello sport, amante della vita in tutti i sensi. Io gli insegnavo italiano e latino e, anche se non riuscivo a farlo eccellere in quest'ultima materia, ricordo ancora i suoi temi, pieni di ribellione, ma anche tanta solarità e Vita. Sarà forse vero quel triste adagio greco

A scuola si lavora così

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Avete capito bene: non si tratta di un medico che entra in sala operatoria, ma di un docente (io, per la precisione) davanti all'ingresso di un'aula scolastica. A scuola, in alcuni casi, si lavora così.  Eppure ci dicono che siamo dei privilegiati, dei lavativi, dei nullafacenti che dal lockdown hanno quadagnato qualcosa: la comodità di lavorare (anzi: non lavorare) dal salotto di casa... E invece, ora che siamo di nuovo in regime di presenza al 50%, facciamo lezione a mezza classe da casa e mezza in aula, segnaliamo a spron battuto tutte le situazioni di sospetta pericolosità che ci vengono date dai ragazzi, facciamo le segnalazioni ufficiali alla ASL ogni volta che il sospetto diventa certezza, mettiamo in quarantena docenti, alunni e classi intere. A tempo perso, cerchiamo di far lezione di contenuti e competenze... Ogni santo giorno.  Non ho altro da aggiungere: ho esaurito le parole... 

#fattovaccinazioneanticovid19

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22/02/2021: il grande giorno è arrivato ... Stamattina sono andata a fare la prima dose del vaccino.  A me hanno assegnato l'AstraZeneca...  Ho fatto il vaccino perché la pandemia da Covid 19 ha fatto sinora più morti di quelli dovuti alla Prima guerra mondiale, alla Seconda guerra mondiale e alla guerra del Vietnam insieme (e non mi sembrano pochi...).  Ho fatto il vaccino perché nei secoli scorsi solo con i vaccini abbiamo debellato tutte quelle malattie che oggi per noi sono solo nomi.  Ho fatto il vaccino perché sono madre di famiglia e devo dare l'esempio.  Ho fatto il vaccino perché sono figlia di genitori non giovanissimi e devo proteggere anche loro.  Ho fatto il vaccino perché sono una donna lavoratrice e appartengo ad una categoria lavorativa a rischio.   Ho fatto il vaccino perché sono una prof, quindi - come dico sempre ai miei ragazzi sino alla nausea- credo fermamente nella Scienza, nella Medicina e nel Progresso in genere. Ho fatto il vaccino perché

Triste anniversario

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20 febbraio 2020/  20 febbraio 2021:  un anno di pandemia. Che anniversario funesto! È un anno esatto che proviamo a convivere con il maledetto Covid-19, dopo averne conosciuto le rovinose capacità distruttive.  Un anno fa cominciavamo a sentir parlare di qualcosa di disastroso che insidiava le nostre vite, le distruggeva o (nella migliore delle ipotesi) iniziava a cambiarle in modo irreversibile.  Ancora non si parlava di pandemia, ovviamente. Sarebbe stato necessario l'11 marzo perché questo termine cominciasse a circolare in modo ufficiale e universalmente riconosciuto. Ancora era qualcosa di lontano, di "circoscritto" alla Cina (alla città di Wuhan che fino ad allora ben pochi di noi avevano sentito nominare), ma già le immagini che ci arrivavano erano inquietanti...  "Parliamo di una malattia infettiva di bassissima infettività e bassissima  letalità", si sentiva tuttavia dire. E un direttore di un noto giornale era convinto che non sarebbe arri

L’appello

L’appello Detto fatto! 😉😉😉

La "signora Auschwitz" incontra gli studenti

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" Io mi vergognavo per loro, avevo pena per gli assassini, per gli aguzzini" (Edith Bruck)  A pochi giorni dal 27 gennaio (Giornata della Memoria) e solo due dal 10 febbraio (Giorno del Ricordo),  ho avuto la fortuna di partecipare ad uno di quegli incontri che ti lasciano il segno. Come tutte le volte che ho potuto accompagnare una mia classe ad un incontro con un reduce, un testimone o un sopravvissuto, ne sono uscita devastata.  Come sempre, il silenzio ha accompagnato per lunghi minuti me e i miei ragazzi a fine incontro. Quel silenzio sacro, prezioso, catartico. Quel momento di pausa dalla vita necessario per la rielaborazione, la riflessione, la sintesi interiore.  Partiamo dai necessari dati biografici.  Edith Steinschreiber Bruck, nata nel 1932,  è una testimone della Shoah, poetessa e traduttrice ungherese ma naturalizzata italiana. Adora il nostro  Paese, che ha conosciuto a partire dalla bellissima Napoli e nel quale ha trovato la forza di non aver più

Prolungamento dell'anno scolastico? 🤕🤕🤕🤕🤕🤕🤕🤕🤕

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Luglio, col bene che ti voglio...  🎶🎵🎶🎵🎶🎵🎶🎵🎶🎵🎶🎵🎶 Da qualche ora circola in modo sempre più deciso (e non solo sui social, purtroppo...) la voce secondo la quale il primo provvedimento del Presidente del Consiglio Draghi potrebbe essere il prolungamento dell'anno scolastico 20/21. In soldoni, si tratterebbe di proseguire le lezioni fino a fine giugno. La motivazione sarebbe quella di recuperare il tempo perso. QUALE TEMPO PERSO? Noi non abbiamo perso tempo! Abbiamo lavorato di più, non di meno! Abbiamo passato mesi su mesi ad insegnare con tutti i mezzi possibili, a riunirci ad ogni piè sospinto, a riprogrammare e  a raddrizzare il tiro.  Ne parlavo stamattina per i corridoi  con una cara e stimata collega prima di entrare in classe ed eravamo a dir poco perplesse, se non stizzite... Mi/ ci piacerebbe sapere se chi fa proposte di questo tipo ha mai messo piede in una classe: da fine maggio le classi bollono, la temperatura è altissima, i ragazzi non riescono più a conce

Le réunion, quelle belle

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Qualche giorni fa- complice la consegna di uno splendido ritratto- ho avuto il privilegio di rivedere una cara ex alunna dopo più di 15 anni.  Ah, l'emozione di ritrovarla donna, dopo averla lasciata adolescente, professionista dopo averla lasciata studentessa in formazione, adulta dopo averla lasciata ragazza!  Eppure nulla è cambiato: stessa verve, stesso sorriso, stesso calore, stessa decisione. Tutte quelle qualità e caratteristiche che fanno di una persona una Bella Persona! Grazie di quella manciata di minuti di risate, spensieratezza, ricordi e felicità, carissima Silvia! Ad maiora! 🥰🥰🥰🥰🥰

La gentilezza come gesto ribelle

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Praticate gentilezza a casaccio e atti di bellezza privi di senso.  [Anne Herber] Sono sempre stata attirata da questa affermazione, che ogni tanto circola sui social. Poi, qualche tempo fa, l'ho sentita pronunciare in TV (mi pare che fosse nel programma "Le parole della settimana" condotto dal grandissimo Massimo Gramellini) e mi è venuta voglia di saperne di più...  Ho cercato sul web e ho trovato quanto segue: "Questa frase è stata scritta da Anne Herbert su una tovaglietta di carta, in una tavola calda di Sausalito, in California, nel 1982 e da allora ha fatto e continua a fare il giro del mondo. Dice la Herbert: «La gentilezza può generare gentilezza tanto quanto la violenza genera violenza», una specie di bontà da guerriglia, di contagio piacevole. La gentilezza è difficile da definire ma facile da riconoscere, sono gentili quelle azioni “amorevoli”, rispettose, emotivamente attivanti, che suscitano il sorriso e la gratitudine in chi le riceve, una sorpresa pia