Il Genio non si apprende: è qualcosa di innato. Ma non basta!

Ieri seguivo un corso di aggiornamento molto interessante e per un motivo che non sto qui a spiegare mi è tornato alla mente il famoso binomio "Ingenium et Ars", di oraziana memoria (Ars Poetica, sive Epistula ad Pisones). 
Per farla breve, si tratta di una lettera, indirizzata appunto ai Pisoni, in cui Quinto Orazio Flacco "dopo una sezione introduttiva, si occupava di questioni di ordine e di stile, contenutistiche e linguistiche: dà suggerimenti su come creare uno stile perfetto, spiega come si debba sempre usare una lingua facile da capire. Infine, il poeta deve saper distribuire ogni particolare in modo appropriato e non deve mai spingersi troppo al di là delle proprie capacità. Segue il principio che l'arte deve unire l'utile al dilettevole, dove per comporre una poesia è necessaria sia la genialità dell'ispirazione (ingenium), sia l'ars per elaborare un componimento in perfetto stile". (fonte: Wikipedia). 

Mi è venuto quindi in mente un articolo che tempo fa avevo archiviato in una bozza, in cui questo concetto- passando ad un contesto completamente "altro"- secondo me trova un'applicazione concreta. 
Perché il messaggio è sempre quello e non cambia con il passare dei secoli: l'Ingenium senza Ars è ben poca cosa, dato che l'opera artistica rimane a livello di "bozzolo", l'Ars senza Ingenium manca della genialità che la può rendere stupefacente! 

Vi consiglio quindi la lettura del l'interessante articolo... 

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