Le proteste degli studenti

Riflessione preziosa:

Non posso che concordare con l'autore del post (un caro collega, già carissimo ex studente), che ha il pregio di focalizzare bene la questione: non si tratta di assecondare gli studenti in tutto e per tutto, ma di capire qual è il vero problema!
E il problema, quest'anno come i due anni precedenti, è la portata del vissuto pandemico: i maturandi di giugno 2022 sono studenti che hanno conosciuto solo due anni di "scuola normale", perché a circa 1/3 del loro primo anno di triennio sono stati rinchiusi dentro casa a tempo prima indeterminato, poi determinato, poi singhiozzante. Come sconvolgersi se ci confessano di non sentirsi "pronti" per le prove scritte, in maniera particolare per la seconda, quella di indirizzo? È lapalissiano che prima o poi dovremo tornare ad un esame più impegnativo (dato che il diploma in Italia ha titolo legale), ma stabilire sic et simpliciter che questo è il momento opportuno per virare verso la vecchia strada mi sembra ingiusto e non rispettoso delle loro fragilità accertate e riconosciute. Tra l'altro, siamo ad inizio febbraio! Dovrebbe essere chiaro che ogni buon percorso scolastico ha bisogno - oltre che di serenità- di imprescindibile programmazione, tempistica adatta, strumenti di valutazione univoci e "fermi" da inizio gioco! Non è serio continuare a cambiare le carte in tavola a gioco iniziato e avviato! Questo, secondo me, recriminano i ragazzi in questo periodo di proteste, molto più che il mancato "permesso" di sostenere un esame facilitato e soft...
Sbaglio io?
Sicuramente, come sempre... 

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