... E anche la Seconda Prova è andata!


Anche stamattina prima delle 8.00 la mia scuola appariva così... Preparata ad accogliere gli studenti vocianti e pronti a posizionarsi per affrontare la Seconda prova d'esame, quella che è definita "prova di indirizzo". Quest'anno il Ministero dell'istruzione ha deciso che "i ragazzi della pandemia" (così si stanno definendo- tra loro- i maturandi di quest'anno...) avrebbero dovuto mettersi alla prova con una traduzione e contestualizzazione e di un passo della produzione letteraria latina. E i ragazzi della mia classe hanno avuto "in regalo" dalla commissione d'esame un passo contestualizzato (cioè con appositi ante-testo e post-testo, per i non addetti ai lavori...) di Seneca. Ne erano stati approntati tre  (tratti da tre opere completamente diverse tra loro per natura, stile e specificità) e loro ne hanno letteralmente estratto uno.

Perché proprio Seneca? Perché Seneca - che solo all'occhio di  inesperti può passare per autore "abbastanza facile" - ci insegna da sempre come affrontare la Vita: con tanta tranquillitas animi, senza attacchi di inutile e belluina ira, usando al meglio il tempus che abbiamo a disposizione nel nostro passaggio su questa terra, cercando di realizzare una vita beata, di abbandonare l'idea semplicistica della brevitas vitae e di fare di noi stessi dei perfetti sapientes, meglio se intrisi di precetti morali della filosofia stoica. E magari riflettendo tutti i giorni sull'uguaglianza degli uomini tutti, accomunati da una preziosa humanitas non altrimenti traducibile. 

E per apprendere i suoi preziosi insegnamenti non c'è altra via che tradurre passi su passi, anche provarci senza riuscirci appieno, ma passando comunque per il necessario testo latino, riconoscendone sintassi caratteristica e specificità lessicali/ linguistiche, gustandone le preziosi costruzioni retoriche, che in Seneca non sono affatto degli inutili orpelli! 
Abbiamo passato quindi un intero anno a conoscerlo e ad imparare a riconoscerlo rispetto agli altri autori conosciuti e studiati...
E oggi i nostri ragazzi- dopo nove mesi di lungo e duro lavoro-  sono stati chiamati a fare una summa delle loro conoscenze e competenze... 

Non posso che sperare che abbiano fatto del loro meglio, magari facendoci capire di aver interiorizzato "il nostro amico Seneca" (come mi piace definirlo) a tal punto da poterlo definire loro mentore di vita... Vedremo... 

Mi avrebbero dimostrato di aver imparato un precetto importantissimo che ho appreso da poco: fare le cose con Meràki!

Ho imparato questo termine in occasione di un brevissimo ma densissimo corso di aggiornamento che ha visto l'intervento del Prof. ROCCO SCHEMBRA (l'ideatore della Notte Nazionale del Liceo Classico, proprio lui!). Per chi non ne conoscesse il significato: "meràki" (μεράκι spelled in Greek) is an untranslatable work and it means "to do something with soul, creativity and love, to put something of yourself into your work" (definizione presa dal web). 

Quale migliore occasione di questo appuntamento (stressante e "ansiogeno" per ogni studente di scuola superiore...) per dimostrare di saper fare le cose con anima, creatività e cuore e di saper mettere tutti sé stessi nel proprio lavoro?

Commenti

I più cliccati!

In ricordo di Piero

AppassionataMente