25 aprile nel 1945 e oggi
Il senso del 25 aprile con fatti, non parole
Da qualche anno a questa parte si fa un gran parlare del "senso" del 25 aprile ai nostri giorni. Come se fosse necessario che una simile celebrazione avesse un senso...
A mio modo di vedere, tuttavia, alle "questioni" si risponde con i fatti e con gli insegnamenti, non con le chiacchiere da bar.
Per questo motivo qualche giorni fa nella mia scuola si è organizzata una "due giorni" a tema.
Lo scopo era vedere insieme un film 🎥 storico (nel senso letterale del termine) e poi contestualizzarlo, anche grazie a chi su quel film ha lavorato direttamente e indirettamente.
Abbiamo quindi avuto l'onore di avere in collegamento Giuliano Montaldo,
regista del film del 1976 "L'Agnese va a morire", con dei giovanissimi Flavio Bucci, Rosalino Cellamare (il cantante Ron, per capirci), Michele Placido e Ninetto Davoli, e in presenza in Aula Magna l'autore del libro "Una svedese in guerra", Massimo Recchioni, che ci racconta "testo e contesto" di quel capolavoro della cinematografia italiana, basato sul romanzo omonimo di Renata Viganò, a mio avviso ancora poco conosciuto e poco "praticato" come imprescindibile testo scolastico - come ho avuto modo di dire allo scrittore, cui ho chiesto OVVIAMENTE il "firmacopie"!
La visione del film - a detta dei nostri studenti di quinta, che hanno partecipato all'evento, preventivamente preparati dai loro docenti di Storia e Filosofia - è stata faticosa a causa del colore delle scene, molto scuro.
Ma se ci pensiamo bene, anche quel colore faceva ambiente, invitandoci ad interiorizzare meglio il contesto pazzesco, che ai nostri giorni non riusciamo neanche lontanamente ad immaginare... Alcune scene erano pesanti proprio per il loro significato, più che per la chiarezza delle riprese. Una per tutte? Quella che ci ha citato Massimo Recchioni, in cui il colorito personaggio de "La disperata", magistralmente rappresentato dal romanissimo Ninetto Davoli, muore nel peggiore dei modi, colpito da una sventagliata di mitra, non senza aver prima urlato con tutta la voce che ha in corpo: "Li mortacci vostri! Figli di puttana!!!!". E SOLO LUI POTEVA PRONUNCIARE QUELLA BATTUTA IN QUEL MODO!
Durante la pausa mi sono trovata a dover spiegare ai miei studenti chi sia Ninetto Davoli, citando la sua collaborazione con Totò (peggio che andar di notte!) e con Pasolini (qui va meglio, per fortuna!).
Ma è normale! Come possono avere occasione di vedere film di Totò o di Davoli? A scuola, appunto! Perché sono sempre stata convinta che la cinematografia è una preziosa "ancilla" della letteratura e della storia! E i miei ex studenti lo sanno bene! 😉
Abbiamo quindi deciso di far leggere ad uno degli studenti un estratto del libro di Recchioni e abbiamo scelto proprio l'intervista a Ninetto Davoli. Il passo più bello? Sicuramente questo: "Un ribelle da solo non ci resta mai e trova sempre altri ribelli che condividono con passione il suo cammino. Un opportunista, invece, resta un opportunista e se ha vicino degli opportunisti come lui, quelli si comportano con lui come lui si comporta con loro".
RECCHIONI ci spiega che è significativo perché parla della collettivizzazione del problema all'epoca della Resistenza. Oggi, invece, si insegna ad essere furbo, individualista, solo. Eppure, questo individualismo della società odierna è una scelta perdente: il "potere", se ci trova divisi, vincerà sempre!
Ci colleghiamo quindi con Giuliano Montaldo, che, ringraziando Recchioni, a proposito dell'Agnese afferma che mentre lui nel film la fa morire, Massimo nel libro la fa rivivere! Ed è vero, in quanto grazie ad entrambi (ma in primis alla sua inventrice Viganò) Agnese è eterna e vive ancora con noi e accanto a noi. Ogni giorno e soprattutto ogni 25 aprile.
Passiamo quindi, grazie all'altra ospite,
Nadia Mazzanti, all'analisi del libro-madre. Le donne nella storia sono state poco raccontate, ma questo romanzo è la battaglia di una donna. Lei era una donna umile, che lavava i panni per le persone che lo richiedevano. Una persona semplice, quindi, non istruita. Quando perde l'ultimo membro della sua famiglia (il gatto!) vive per uccidere chi glielo ha ucciso.
Per questo la conclusione del film non ci deve meravigliare!
E ricordiamo sempre: "Essere ogni giorno Partigiani. Essere partigiani significa combattere per la propria libertà. W il 25 aprile" (Nadia Mazzanti).
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