Tutor e tutee

"È questo il senso del nostro lavoro!" 

In questi faticosissimi giorni di fine anno scoladtico, ho chiuso con una bella cerimonia finale la mia funzione di tutor di un docente neoimmesso in ruolo (ho scoperto che si chiama - con un anglismo ormai in voga - "il tutee"). 

Non era questa per me la prima volta: lo avevo già fatto per un caro collega un decennio fa e ci ho riprovato quest'anno. E anche stavolta è stato come riavvolgere il nastro: mi sono ritrovata catapultata nel lontanissimo 2002, quando l'esperienza "mistica" toccò a me. La collega che mi fece da tutor - al liceo Joyce - fu con me sorridente, accogliente, disponibile, solare, affidabile, sempre presente. 
Questo mi viene dunque naturale essere ogni volta. Perché - come in tutte le esperienze di vita - verba movent, exempla trahunt.  E se ti insegnano ad essere rispettosa ed empatica, cosa ti può venire più naturale che essere rispettosa ed empatica con un tuo collega, senza considerarlo un'eccezionalità? 

E così non per mio merito mi sono trovata a dividere naturaliter con entusiasmo ed interesse le attività della mia tutee (che qui chiameremo semplicemente Ilaria), una vera forza della natura, una docente doc, nata e cresciuta con il pallino dell'insegnamento, una docente innamorata persa  dell'insegnamento (nel senso letterale ed etimologico del termine: quello di "lasciare un segno"), una di quelle colleghe che comunicano trascinando, che coinvolgono interessando, che condividono il loro amore per la materia a partire dagli "occhi a cuoricino" che li caratterizza mentre spiegano. 
Con lei  ho piacevolmente progettato, assistito a lezioni, condiviso spiegazioni, effettuato compresenze e lezioni cogestite, riflettuto su feedback, revisionato lavori effettuati. Tutto, sempre, all'insegna della collaborazione tra pari! 
E siccome, come dice il nostro buon vecchio Seneca, Homines dum docent discunt (Ep. ad Lucilium), da lei ho imparato anch'io! Alla mia veneranda età, ho apprezzato e in qualche modo "assorbito" qualcosa del suo bellissimo modo di essere docente

E in ricordo di questa bella esperienza condivisa, ho ricevuto un dono non dovuto (ma sarebbe meglio dire un beneficium, proprio come ci insegna Seneca in un'altra sua bella opera), che solo chi mi ha conosciuto davvero bene poteva immaginare così calzante e ad hoc
Una testimonianza tangibile, per me, di cosa sia oggi una traditio lampadis in campo umano, lavorativo, etico, civico e amicale! 
Per questo non potrò che conservarlo tra i miei ricordi materiali più cari... 

Quindi grazie ancora, mia cara tutee, della bella esperienza che mi hai regalato! ♡

Commenti

Ilaria ha detto…
Ti ringrazierò sempre per essere stata il mio punto di riferimento, quest'anno, ma anche prima. La tua professionalità, chiarezza, tranquillità appaiono in ogni occasione. Ma, soprattutto, quello che ho imparato da te, quando ero ancora studentessa, ha molto a che fare con la pazienza e la fiducia, due risorse indispensabili per un insegnante. Restando nella metafora che ho scelto, nel mio giardino continuerò sempre ad innaffiare la piantina della Prof.ssa Mattarocci.
🙂

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