De felicitate

La felicità è davvero "fatta di attimi di dimenticanza"? 

«La felicità è uno stato d’animo positivo che può esprimersi in modi diversi come la serenità, la beatitudine, la gioia, l’eccitazione, l’entusiasmo. Deriva dalla soddisfazione di bisogni quantitativi come la tranquillità economica e di bisogni qualitativi come l’introspezione, l’amicizia, l’amore, il gioco, la bellezza, la convivialità. Tale stato d’animo deriva in parte dalla predisposizione personale e caratteriale a essere felici e in parte dal contesto esterno che può fornire condizioni favorevoli alla felicità (un tramonto, una carezza) o barriere che la ostacolano (un licenziamento, la morte di una persona cara, una guerra). A livello sociale le decisioni dei potenti possono frapporre queste barriere o rimuoverle».

Si tratta di un pensiero di Domenico De Masi, sociologo morto qualche giorno fa, "che con leggerezza, mai banale, sapeva analizzare i mali della società in profondità. Pronto ad offrire delle soluzioni mal digerite dai padroni e chi difende" (Sigfrido Ranucci). 

Io ho sempre pensato la felicità come uno stato transeunte, un lido salvifico che possiamo raggiungere ogni tanto, senza per questo escludere di ritrovarci in seguito in alto mare a nuotare per raggiungerne un altro altrettanto salvifico. 

Per questo, secondo me, dobbiamo accontentarci di quegli attimi di felicità senza pretendere che durino per sempre. Godendoceli appieno, chiudendoli poi nel cassetto della memoria, tesaurizzandoli. 
Un tramonto, una carezza (come dice De Masi in questo bellissimo pezzo), ma anche la visione dell'alba, un abbraccio, un "Ti voglio bene" sussurrato con dolcezza, un "Grazie", un ballo, una cena romantica, una dedica, un mazzo di fiori, un regalo fatto con il cuore, un incontro inatteso, un panorama mozzafiato, la contemplazione del mare in tempesta, un successo lavorativo, un viaggio tanto atteso, una passeggiata, un film al cinema, uno spettacolo teatrale, un assordante concerto, un acquisto importante. Per non parlare di un riconquistato stato di salute... 

Proviamo dunque a pensare quante occasioni di felicità la vita ci mette davanti nel nostro percorso: sta solo a noi viverle appieno e farne poi buon uso, tirandole fuori al momento giusto, quando - ad esempio - ci piombano addosso eventi negativi come un licenziamento, la morte di una persona cara, una guerra (citati sempre da De Masi) e tantissimi altri che non voglio qui stare a citare, ché la lista sarebbe angosciante e lunghissima... 

Mi ha sempre colpito la famosa affermazione del Principe Antonio De Curtis (in arte Totò) in merito: “Forse vi sono momentini minuscolini di felicità, e sono quelli durante i quali si dimenticano le cose brutte. La felicità, signorina mia, è fatta di attimi di dimenticanza” (intervista di Oriana Fallaci).

Troppo crudele e pessimista? A mio avviso sì, ma rende comunque molto bene l'idea! 

Per questo motivo facciamo piuttosto nostro l'eterno monito del Maestro Seneca: "Protinus vive!" e... PROTINUS VIVAMUS


Allego uno dei miei tanti momenti di felicità, già tesaurizzato a dovere: 
(ΡΟΔΟΔΑΚΤΥΛΟΣ HEΟΣ)

In chiusura, RINGRAZIO UN CARO COLLEGA, che qui chiameremo solo Roberto, PER LA SUA CONDIVISIONE SU FACEBOOK, spunto del presente post. 

P.s. Il titolo titolo serioso e latineggiante di questo post, "De felicitate", è nato per emulare indegnamente capolavori della Latinità quali  il "De amicitia" e  il "De senectute" ciceroniani o simili! 😉 

Commenti

I più cliccati!

In ricordo di Piero

AppassionataMente