Incontro con l'autrice Elsa Flacco all'Eur

Da "Italico" ad "Augustea": un amore che non finisce

Ieri sera un'altra bella occasione per ascoltare una bravissima autrice di romanzi avvincenti: nella libreria "Pagina 348" di Roma Eur ho assistito alla presentazione da parte di Elsa Flacco del suo ultimo lavoro, "Augustea", una sorta di sequel dell'altrettanto avvincente e fortunato "Italico". 
Questa era per me la seconda volta che assistevo alla presentazione di un suo libro. La prima volta fu una partecipazione quasi casuale e improvvisata: mi recai nella libreria in quanto attirata dal titolo e dall'argomento del suo romanzo (in particolare mi trascinarono per mano i nomi di Catullo e Lesbia!) e così imparai naturaliter ad amare il suo modo di scrivere e la bellezza delle sue opere. 

Ieri ho voluto esserci in una modalità diversa: mi ero già "anticipata" l'avvincente lettura e la preziosa fruizione del suo secondo romanzo perché volevo sentirne raccontare la genesi conoscendone già il contenuto. 
Ed è stata in effetti un'esperienza preziosa, che mi ha dato conto di cosa significhi "scrivere". 
La scrittrice ci ha spiegato, infatti, come si passa dall'amore per un periodo storico (che lei conosce benissimo, anche perché lo insegna ai suoi ragazzi tutti i giorni) alla scrittura su di esso; in particolare, come si passa all'atto creativo dei personaggi ambientati in quel periodo e soprattutto come si riesce a renderli così vividi come fa lei nei romanzi con i suoi, che risultano tanto veri e vividi da sembrare al lettore dei compagni di vita! 
(Notare il dettaglio della foto: vocabolari di Latino e Greco in bella vista nella colonna centrale! ❤️)

<<Quanti di voi già conoscono Elsa Flacco?>> (alzata di mani) 
<<Quanti di voi l'hanno già letta?>> (alzata di mani)
<<Non pochi!>>.
Con queste tre battute del bravissimo interlocutore Marco Proietti Mancini (anche lui bravissimo scrittore e romanziere, come si capiva benissimo dalla pertinenza e dalla specificità delle domande) è cominciata la presentazione di "Augustea", avvolts dal religioso silenzio degli astanti e dal pesante e inquietante scroscio della pioggia battente fuori dalle vetrine della libreria. 
Ma pochi di noi si erano fatti scoraggiare
da quel terribile acquazzone (sarebbe più appropriato il termine "nubifragio", visto che l'acqua cadeva letteralmente a secchiate...), sicché la libreria era gremita di bibliofili in trepidante attesa.

Secondo Proietti Mancini il romanzo di Flacco può essere definito a tutti gli effetti un saggio storico, ma con un prezioso valore aggiunto: "le emozioni, l'umanità". 
I romanzi della scrittrice guardiese, infatti, hanno secondo lui una "cifra narrativa" riconoscibile e peculiare: pur presentando nel contesto storico sempre una presenza "importante" (S. Francesco, Cesare, Augusto), la storia da lei raccontata non è mai quella delle persone importanti, bensì quella delle persone "minori", quelle a cui la tradizione non ha regalato nulla più che qualche riga su un libro di storia o su un manuale di storia della letteratura.  
Un po' come faceva Marco Porzio Catone, che nelle "Origines" decideva di non riportare i nomi propri dei magistrati e dei generali, convinto com'era che la storia di Roma non era frutto dell'azione di personaggi illustri e famosi, ma creazione collettiva di un popolo. E per questo motivo sceglieva - al contrario - di registrare i nomi di sottufficiali e umili soldati che si erano comportati valorosamente! 

Ma torniamo alla presentazione del romanzo: mentre "Italico" era - nonostante le presenze femminili - un romanzo sostanzialmente al maschile, "Augustea" è il suo seguito a  livello storico, ma è caratterizzato da un punto di vista inequivocabilmente femminile.  Possiamo dunque azzardare la definizione di  "protoromanzo femminista" (come propone Proietti Mancini)? 
La scrittrice spiega che probabilmente non era sua intenzione concepirlo con questa "cifra", ma che sicuramente poi la narrazione è andata in quella direzione. Perché quando uno scrittore inizia a scrivere non sa in realtà dove lo porterà quel processo creativo. Non è bellissimo? Stavamo parlando dell'"atto poietico" di cui ci hanno lasciato bellissime pagine autori greci come Aristotele o l'Anonimo sul Sublime, ma attraverso un esempio pratico e concreto: la scrittrice che ci raccontava di persona come, quando e perché compone. 

Impossibile non innamorarsi del "mestiere" dello scrittore e del suo speciale dono. Che è innato (con buona pace della disputa letteraria tra apollodorei e teodorei), non si discute! 
Con la dolcezza espressiva che la caratterizza, Elsa ci racconta di partire sempre dall'attrazione per un determinato periodo storico, su cui si forma con uno "studio matto e disperatissimo". A quello si aggancia la curiosità per un personaggio (meglio se donna, ma non in modo aprioristico). 
Finora ha scelto personaggi originari della sua terra (antica Teate= attuale Chieti),  come gli Asinii. Per questo in un modo o nell'altro si parte dall'Abruzzo o in Abruzzo si ritorna. E anche in questo romanzo  - non a caso - c'è spazio per un viaggio di ritorno in Abruzzo: un viaggio reale (in carpentum!) e metaforico insieme, che dovete gustarvi con lettura diretta! 

Invitata dal suo interlocutore, sceglie quindi un brano a suo avviso significativo (pagg. 82-83), che poi passa a leggerci, con voce piana e chiara.  E dalla sua voce traspare non solo competenza oratoria, ma soprattutto amore, amore puro. Amore per i SUOI personaggi, per il SUO romanzo, per la sua terra,  che non manca mai. NON A CASO - ci racconta - le scene migliori le vengono in mente durante una pedalata o una passeggiata nei boschi del bellissimo Parco Naturale d'Abruzzo che circonda la sua città (Guardiagrele, provincia di Chieti). 
Però si siede a scrivere nell'assoluto silenzio e in solitudine solo la sera, l'unico momento della giornata in cui ha tempo per farlo. Esatto, perché sappiamo bene che litterae non dant panem, quindi la nostra scrittrice ha anche  un "altro" lavoro: insegna italiano, latino e geostoria in un liceo (classe di concorso A011, per intenderci...). E solo lei sa come fa a girare per l'Italia con il suo trolley al seguito ed essere poi in classe il giorno dopo, fresca come una rosa, spumeggiante e solare come sempre. 

Come ha fatto stamattina, probabilmente, perché la scuola in cui insegna con amore (ci ha raccontato anche del suo "speciale" rapporto con gli studenti) non ha la settimana corta, lei non ha il sabato libero e i giorni di permesso per motivi personali - come sa bene chi lavora nel mondo della scuola - sono tre per ogni anno, quindi "è meglio lasciarli per situazioni più importanti". Più importanti di quello di dover fare i conti con l'orario imprescindibile di un autobus che la riporti nella sua regione in tempo utile per andare al lavoro il giorno dopo. E lei lo fa. Con gli occhi pieni di amore per il suo lavoro, la sua passione, il suo mondo. 
Così, dopo il rigoroso e imprescindibile firmacopie, ci lascia con un occhio all'orologio e una promessa: tra un paio d'anni ci regalerà un altro séguito di questo bellissimo e coinvolgente romanzo. Con l'idea di dar vita, quindi, ad una piccola saga. Una saga della Romanità. 

Ancora una volta grazie del tuo prezioso dono, Elsa! ♡
Ad maiora! 

P.s. Per chi volesse un'idea più dettagliata di "Augustea" e "Italico" segnalo il seguente link: qui 😉 

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